Uno degli effetti perversi della nostra crisi nazionale è senza dubbio la delusione che sta contaminando la maggioranza delle persone. Questa nasce dallo sgomento di non intravedere nessun orizzonte dal quale si possa intravedere una tavola di salvezza. Emerge la società del spossatezza e della perdita della gioia di vivere.
Sono le conseguenza dell’assenza del senso, che tutto continuerà con la stessa logica, fatta di corruzione, falsificazione di notizie (fake news) della realtà, maldicenza generalizzata, il dominio dei potenti sulle masse abbandonate alla propria sorte.
Pertanto, oltre alle molteplici crisi che ci opprimono e ci fanno soffrire, abbiamo anche un’oscura minaccia di natura ecologica.
In questo contesto ritornano i pensieri di stampo nichilista come quello del Nobel in biologia Jacques Monod: “E’ superfluo cercare un senso oggettivo dell’esistenza, perché semplicemente non esiste. Gli Dei sono morti, “l’uomo è solo a questo mondo” (Il caso e la necessità, Vozes 1979, p.108). Oppure il famoso C. Levy Straus che tanto amava il Brasile ha lasciato scritto nel suo mirabile Tristi tropici (1955: “il mondo ha cominciato senza l’uomo e terminerà senza di lui. Le istituzioni e le usanze che io avrò trascorso la vita intera a inventariare e a comprendere sono un fiorire passeggero di una creazione in relazione alla quale esse hanno senso, se non, forse, quello che permette all’umanità disimpegno dal suo ruolo” (n. 477).
Ma sarà che l’essere umano è come un orologio che va al contrario? Questo funziona da sé e va avanti secondo meccanismi interni ma l’essere umano non è un orologio. Esso funziona correttamente quando si trova in sintonia permanente con il Tutto che lo avvolge da tutti e lo oltrepassa. Pertanto, dobbiamo lasciare da parte ogni antropocentrismo e assumere una lettura più olistica del senso della vita.
Diverso il pensiero del fisico britannico Freeman Dyson (*1923): “Quanto più io esamino l’universo e i dettagli della sua architettura, e più trovo evidenze che l’universo sapeva che un giorno, in futuro, noi esseri umani saremmo nati” (Disturbing the Universe, 1979, p. 250). Quasi con le stesse parole lo dice il maggior cosmologo attuale, Brian Swimme (The Universe Story, 1996, p. 84).
Le tradizioni spirituali e religiose sono un inno al senso della vita e del mondo. Per questo osservava il grande studioso delle utopie Ernst Bloch nei suoi due grossi volumi Il principio speranza: “dove c’è religione c’è sempre speranza”.
La questione del senso è improcrastinabile. Cito qui il più critico dei filosofi, Immanuel Kant. “Che lo spirito umano abbandoni definitivamente le interrogazioni metafisiche (del senso dell’essere e dell’esistenza) è tanto inverosimile quanto sperare che noi, per non respirare un’aria inquinata, lasciassimo, una volta per tutte, di respirare” (Prolegomena zu einer jede kunftigen Metaphysik, A 192, Vol. 3, p. 243).
Perché il Cristo del Corcovado si è nascosto dietro le nuvole, non significa che abbia smesso di esistere. Lui sta là in cima alla montagna, allargando le sue braccia e benedicendo la nostra sofferta popolazione.
Nel Brasile di oggi dobbiamo recuperare la speranza che l’eredità finale della presente crisi sarà la configurazione di un altro tipo di Stato, di politica e di partiti, di giustizia e perfino del destino stesso del Paese.
Termino con il profeta Geremia vissuto al tempo della schiavitù di Babilonia sotto il Re Ciro. Gli abitanti di Babilonia prendevano in giro i giudei perché non cantavano più le loro canzoni e, scoraggiati, appendevano i loro strumenti ai rami dei sicomori. Domandarono a Geremia: “Tu hai speranza?” Al che egli rispose: “Io ho speranza che il Re Ciro, con tutto il suo potere, non potrà impedire la nascita del sole”. E io aggiungerei non potrà impedire l’amore e i figli che da lì nasceranno e rinnoveranno la specie umana.
Simile speranza nutriamo noi, che quelli che hanno provocato questa crisi, che hanno strappato la Costituzione e non hanno seguito i dettami della giustizia, non prevarranno. Usciremo più purificati, più forti e con un senso maggiore del destino a cui il nostro paese è chiamato a beneficio di tutti, cominciando dai più poveri e per l’intera umanità.
*Leonardo Boff, teologo e filosofo ha scritto: Concluir a Refundação ou prolongar a dependência, Vozes 2018.
Traduzione di Romano Baraglia e Lidia Arato.
sempre muito consolador gracas a Deus