Il Natale non è soltanto una pausa nella lotta per la vita, tempo pieno da dedicare agl’incontri festivi con i familiari e gli amici riuniti per celebrare il Puer Aeternus, la nascita di Dio sotto forme umane. L’antropologia cristiana affermerà che l’essere umano sarà pienamente umano soltanto se l’ultima realtà, Dio, sarà umano pure Lui. I Padri antichi della Chiesa insegnavano che “Dio si è fatto uomo (essere umano) perché l’uomo diventasse Dio” nell’intuizione, anche dei moderni, che l’essere umano è mosso da un desiderio infinito che si riposa solamente se riesce a identificare nel suo processo di individuazione una Realtà ugualmente infinita e adeguata a lui. E’ l’esperienza di sant’Agostino del cor inquietum (del cuore inquieto) che si quieta soltanto quando incontra finalmente l’Infinito desiderato.
Questo giorno più grande possiede pure un significato antropologico rilevante: rafforza valori e sogni che ci devono sostenere per tutta una vita, o almeno, per tutto l’anno, sogni di pace, di riconciliazione, di solidarietà e di amore. L’anno entrante, 2018 promette di essere un anno carico di tensioni e addirittura di violenze nel mondo e in Brasile.
Nel mondo c’è il rischio che due leader politici, il presidente nord-americano e il capo politico della Corea del nord, perdano il senso della vita umana e la responsabilità della Casa Comune e scatenando un processo di guerra con armi nucleari che possono mettere a rischio la biosfera e le condizioni vitali della civilizzazione umana. Non si può scherzare con il principio dell’autodistruzione che la nostra civiltà tecnologica ha creato irrazionalmente.
Non dobbiamo dimenticare i luoghi di grande pericolosità per il nostro futuro: in Medio Oriente, la questione Palestinese mai risolta e ora aggravata dall’intervento del Presidente Ronald Trump, quando ha dichiarato Gerusalemme capitale unica dello Stato di Israele, distruggendo i fragili ponti di dialogo e di negoziati tra Israele e i Palestinesi.
Sarebbe un eccesso di insensibilità non nominare milioni di affamati del mondo, specialmente quelli condannati a morire di fame in Africa, bambini e adulti. E’ una via crucis della sofferenza, tanto più dolorosa in quanto abbiamo la coscienza che potremmo evitarlo totalmente, dato che disponiamo di condizioni tecnologiche e finanziarie per offrire a ogni abitante di questo pianeta una vita sufficiente e decente. Non lo facciamo perché ancora non giudichiamo l’altro come co-uguale, fratello e sorella, compagno nel breve passaggio su questa Terra. Non abbiamo volontà etico-politica e umanitaria. Predomina l’individualismo e l’egocentrismo all’interno di una logica ferrea della concorrenza e senza segni specifici che ci fanno umani: la solidarietà.
Viviamo in termini globali la chiara percezione di una rottura di civiltà: cioè, così come il mondo si organizza non può continuare, dato che ci porterebbe su una strada senza ritorno. Serve ripetere quello che ha detto Z. Bauman nella sua ultima intervista prima di morire: “siamo (più che nella storia passata) in una situazione di vero dilemma: o ci prendiamo per mano oppure ci uniamo al corteo funebre del nostro stesso seppellimento in una stessa e colossale fossa comune”.
Il Brasile e il nostro caso particolare. Abbiamo vissuto dal 2016 tempi di grande sprotezione e disperazione collettiva fino al giorno d’oggi dibattuta dalle più lucide intelligenze giuridiche e politiche del nostro paese, dando luogo a uno Stato di eccezione, con politiche sociali altamente restrittive dei diritti conquistati dal mondo del lavoro e per i più vulnerabili, tutto voltando le spalle al popolo e a dispetto dei precetti costituzionali. Nessuno può dirci quale sarà la soluzione finale della crisi del nostro sistema politico-sociale.
Noi speriamo che la sofferenza collettiva non sarà inutile. Come dice un proverbio francese:” réculer pour mieux sauter” (“indietreggiare per saltare meglio”). Sicuramente usciremo da questa crisi migliori, con un progetto di nazione più radicalmente rifondata e sovrana. Indietreggiare serve a saltare meglio e più in alto. Si tratta di salvare e approfondire la democrazia di stampo eco-sociale e le libertà democratiche.
Questo è un compito non soltanto di questo momento sociale, ma compito continuo d’accordo con le sagge parole di Goethe nel suo Faust: “ottiene la sua libertà e la sua esistenza colui che le riconquista ogni giorno”
Questi sono i miei voti a tutti e a tutte del 2018.
Trad Romano Baraglia e Lidia Arato.
Leonardo Boff è Columnist nel JB on line . In febbraio uscirà il libro : Brasil: approfondire la rifondazione o prolungare la dipendenza. Per i tipi dell’editrice Vozes 2018.